LE ORIGINI DELLA VITA
di Giovanni Monastra
recensione di Mauro Quagliati



ISBN 88-86583-89-3
Il Cerchio - Itacalibri, Castel Bolognese (RA), 2000
Pag.75

Giovanni Monastra, biologo, ricercatore in antropologia e farmacologia, prolifico autore di saggi divulgativi per il sito EstOvest (rivista on line di incontro tra la cultura orientale ed occidentale che propone pubblicazioni e ricerche indirizzate ad una concezione olista della realtà), ha realizzato un libretto indispensabile per iniziare ad affrontare in un'ottica scientifica aggiornata le gravi incongruenze del neodarwinismo.

Idealmente destinato a tutti gli studenti superiori e universitari impegnati nello studio delle scienze naturali e (audace proposta!) ai loro docenti, questo saggio offre una densa e rapida rassegna dei dati sperimentali che contrastano con la cosiddetta teoria sintetica dell'evoluzione, cioè quel paradigma egemone che propone un'interpretazione esclusivamente riduzionista della nascita ed evoluzione delle forme viventi; con lo scopo di mettere in discussione quelle "divinità laiche e scientiste" che insegnano nelle scuole una dogmatica e unilaterale visione della biologia e si arrogano il diritto di considerare antiscientifica ogni interpretazione alternativa della realtà.

Il nocciolo del discorso è che la ricerca scientifica recente scopre continuamente, nelle strutture viventi, un armonia, un ordine, una gerarchia di livelli che in nessun modo possono essere il risultato dell'azione combinata di mutazioni genetiche casuali e di selezione naturale, due forze cieche e prive di qualsiasi principio informatore. Il gradualismo delle modificazioni e lo stretto utilitarismo dei caratteri ereditati, i due cardini essenziali della teoria, si contraddicono a priori: come può ogni stadio intermedio essere utile alla sopravvivenza di una specie? Ogni organismo è un sistema unitario, caratterizzato da una complessità di tipo "irriducibile", cioè tale da risultare inconcepibili le tappe del processo evolutivo che hanno portato al risultato finale (si pensi agli organi interni, al trasporto cellulare, al sistema immunitario, alla retroazione RNA - DNA - enzimi - proteine).

Ecco cosa ci dicono le diverse discipline esaminate. Apprendiamo dalla paleontologia che le forme di vita intermedie, i cosiddetti anelli di congiunzione, semplicemente non esistono nella serie fossile: nuove specie emergono all'improvviso con salti qualitativi e non attraverso processi lineari. Scopriamo che i primi batteri sono comparsi un miliardo di anni prima di quel che si pensava negli anni '40, quando il neodarwinismo si è instaurato. La biologia molecolare sbugiarda il mitico esperimento di Miller del 1953 sull'abiogenesi (generazione della vita da processi chimici casuali e spontanei). La genetica confessa di non aver trovato disposizioni sequenziali e differenze nel DNA che riflettano le presunte linee filetiche (gli alberi di parentela tra le specie). Ma la scoperta più avvincente è la capacità artistica del tutto libera della natura, che si manifesta in analogie sconcertanti completamente prive di relazioni causali e di utilitarismo. Due esempi: insetti di dimensioni millimetriche riproducono nella forma e nel colore la faccia di una scimmia e il muso di un caimano (vedere foto per credere!). E' davvero ironia della sorte che, proprio dall'arte del mimetismo (tradizionalmente a sostegno della selezione naturale) offra un esempio clamoroso del ribaltamento delle tesi darwiniane: i famosi insetto-foglia e insetto-stecco sono comparsi 100 milioni di anni prima dei vegetali a cui dovrebbero assomigliare!

Una breve appendice cita poi le tesi "eretiche" di Roberto Fondi e Giuseppe Sermonti sull'origine dell'uomo. Infatti dal punto di vista anatomico-comparativo, le scimmie e gli ominidi fossili sono le versioni "specializzate" e differenziate del modello morfologico più "primitivo" e meno evoluto tra i primati: l'essere umano.
 
 


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