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LE ANOMALIE NELLA PREISTORIA
DELL’UOMO RIVISTE ALLA
LUCE DI NUOVE DOCUMENTAZIONI
SCIENTIFICHE
INDICE
Capitolo I: | INTRODUZIONE |
Capitolo II: | CONTRADDIZIONI E SOSPETTI |
Capitolo III: | REPERTI PROIBITI: GLI O.O.P.A.R.T. |
1) Scheletri umani convenzionali | |
2) Scheletri di umanoidi sconosciuti | |
3) Impronte fossili | |
4) Reperti anacronistici | |
Capitolo IV: | SITI ARCHEOLOGICI MISTERIOSI |
I INTRODUZIONE
Ogni disciplina scientifica possiede una struttura
tipicamente conservatrice, e tende a respingere le idee che contraddicano
dei principi o delle leggi convenzionalmente accettati. Basta rivedere
la storia stessa della scienza, che molto spesso è stata scritta
da personaggi che, a causa delle loro tesi rivoluzionarie, sono stati violentemente
attaccati dalla "comunità scientifica ufficiale", che vedeva messo
in pericolo il loro prestigio o il loro schema di pensiero. Le idee che
apparivano eretiche nel passato sono diventate i concetti base della scienza
di oggi. Una nuova teoria entra in voga quando finalmente ci si rende conto
che fornisce la spiegazione più semplice e coerente ai dati scientifici
disponibili, pronta ad essere rimpiazzata in futuro, con il progredire
delle conoscenze. Figure come Galileo Galilei, Charles Darwin, Albert Einstein
hanno, soprattutto, il merito di avere abbattuto i pregiudizi culturali
del loro tempo. Essi furono rivoluzionari, non tanto perché erano
dei geni, ma perché erano delle
menti indipendenti: hanno interpretato il mondo che li circondava nel modo
più obiettivo, introducendo dei concetti inaccettabili per gli studiosi
loro contemporanei .
L’archeologia, più di ogni altra,
sembra soffrire del cosiddetto filtro scientifico, messo in atto dal pensiero
ortodosso, che impedisce di fatto la divulgazione o addirittura la discussione
di scoperte che non si allineano con i dogmi consuetamente accettati come
veri. Proprio questa materia fortemente empirica ha dimenticato il metodo
scientifico, il quale impone che, quando un ipotesi di lavoro viene contraddetta
anche da un solo esperimento, essa debba essere abbandonata in favore di
un’altra che soddisfi i dati a disposizione. Ebbene, nell’ultimo secolo
e mezzo gli archeologi hanno collezionato in tutto il mondo una serie di
"anomalie", che si scontrano con la ricostruzione ufficiale della nostra
preistoria e storia antica. Molte di queste sono contraddizioni culturali
o anacronismi tecnologici che sono sempre stati sotto gli occhi di tutti
da molto tempo, altre, sono scoperte scientifiche recenti, altre ancora
sono veri e propri reperti occultati o dimenticati, ritrovati grazie al
lavoro di ricercatori nell’ultimo decennio. Il quadro che offrono rappresenta
una mole di "esperimenti" che confutano l’ipotesi di lavoro precedentemente
accettata, che vuole la preistoria dell’umanità popolata esclusivamente
dai nostri antenati selvaggi e primitivi.
Nel secolo scorso sembrava inconcepibile
l’esistenza di una civiltà anteriore a quella egizia, prima che
le città dei Sumeri venissero alla luce, proprio nei luoghi indicati
dall’Antico Testamento. Fino agli anni ‘50 si credeva che i manufatti megalitici
(europei e britannici) fossero il prodotto di una società primitiva,
prima che l’archeoastronomia rivelasse le conoscenze astronomiche e matematiche
insite in quei monumenti. Oggi grazie ad un approccio interdisciplinare
all’archeologia siamo sulla strada per una ulteriore rivoluzione scientifica
che in futuro cambierà anche la consapevolezza della nostra civiltà
industriale, convinta di rappresentare l’apice della evoluzione intellettuale
umana, in un cammino progressivo iniziato appena 100.000 anni fa.
Ognuna delle anomalie, presa singolarmente,
non costituisce una prova definitiva sufficiente per riscrivere i libri
di storia. Se invece mettiamo assieme tutti i pezzi del puzzle, otteniamo
una visione d’insieme sorprendentemente coerente che reclama una nuova
e suggestiva ipotesi:
· l’evoluzione dell’uomo non è
stata progressiva e lineare come si crede, e nella preistoria sono esistite
civiltà scientificamente e tecnologicamente avanzate.
Tutti conoscono il mito di Atlantide, che
risale a poco più 2000 anni fa, quando Platone ne parlò per
la prima volta. La ricerca della civiltà perduta ha coinvolto negli
ultimi secoli diversi studiosi, ma oggi nessun archeologo "serio" può
permettersi di nominarla senza essere deriso dalla comunità scientifica
mondiale, a causa di un pregiudizio culturale consolidatosi all’inizio
del ‘900, anche grazie dell’approccio mistico esoterico di alcuni personaggi.
Dagli anni ‘60, una nuova generazione di ricercatori, composta da geologi,
paleoantropologi, astronomi, sta cercando di fornire nuove spiegazioni
ai numerosi misteri dell’archeologia che (come sarà chiaro nel seguito)
non sono più da considerarsi tali in questa nuova prospettiva.
Ma la cosiddetta archeologia ufficiale,
nonostante le solide prove fornite, considera le loro conclusioni materia
per la narrativa fantastica, relegandole al di fuori dell’ambito accademico,
negando loro la possibilità di divulgazione, poiché sfidano,
non solo la ricostruzione normalmente accettata della storia della civiltà,
ma anche il modello di evoluzione dell’uomo, le teorie geofisiche sulle
trasformazioni della crosta terrestre. Per questo le loro ricerche sono
note al pubblico interessato solo attraverso le pubblicazioni commerciali,
spesso distribuite assieme ad altri lavori che hanno ben poco di scientifico
.
Lo stesso problema si presenta nel campo
complesso dell’ufologia, in cui la scienza ufficiale non sa distinguere
gli studiosi che indagano con metodo scientifico da certi personaggi mistici
che vedono negli extraterrestri i profeti di una nuova religione galattica.
I fenomeni UFO costituiscono una realtà sperimentale rilevabile
da filmati e fotografie, rapporti militari, tracciati radar, interazioni
con il suolo e con le persone, relegata al di fuori della legittimità
scientifica da necessità di sicurezza nazionale. Il problema, in
questo caso, si fa più complicato, poiché il controllo sulle
informazioni viene esercitato dall’apparato militare.
Fotografia di un UFO
La seguente relazione vorrebbe essere un resoconto sistematico di tutte le argomentazioni che contraddicono la visione accettata della nostra preistoria. L’obiettivo che mi propongo è quello di rielaborare le scoperte divulgate negli ultimi decenni, su libri e riviste specializzate, da ricercatori non ortodossi, in un riassunto organico velocemente consultabile, che possa servire come base per una corretta informazione. Cercherò di ricorrere il meno possibile a spiegazioni extraterrestri, in modo che anche i detentori del sapere ufficiale non abbiano alcun motivo di "scandalo" nel prendere in considerazione un’idea nuova, che risolve certi problemi persistenti e apparentemente insolubili. Questo potrebbe essere un punto di partenza per un cammino graduale di revisione delle nostre certezze scientifiche.
Dopo un rapido riferimento alla teoria ufficiale (cap.II), presenterò un elenco di reperti e documenti archeologici inaccettabili nell’ottica tradizionale (cap.III), le indagini sui siti archeologici più misteriosi (cap. ), quindi un excursus sulle controverse conoscenze anomale delle grandi civiltà del passato (cap. ). Se sopravvivete a questa lunga esposizione potremo analizzare le prove geologiche che suffragano la nuova teoria (cap. ). Con questo bagaglio di dati a disposizione si possono analizzare sotto una nuova luce i miti e le leggende della letteratura mondiale che, per troppo tempo considerati parto della fantasia popolare primitiva, conservano il ricordo trasfigurato di avvenimenti reali e di conoscenze dimenticate (cap. ). Infine si potrà tentare di ricostruire una verosimile nuova versione della storia dell’umanità (cap. ).
II CONTRADDIZIONI E SOSPETTI
Cerchiamo di riassumere la storia dell’umanità,
così come la troviamo scritta sui libri di testo scolastici.
Alcuni milioni di anni fa un ramo della famiglia
dei primati, l’Australopitecus, intraprende il cammino dell’evoluzione
verso una forma di intelligenza e coscienza superiori. Le tappe di questo
percorso sono testimoniate dall’anatomia sempre più umana e dal
volume del cranio sempre maggiore degli scheletri degli ominidi rinvenuti:
> 2¸1,5 milioni di anni fa:
Homo Habilis, capacità cranica di 750 cm cubi circa
> 1.500.000¸ 700.000 anni fa:
Homo Erectus, capacità cranica di 1200 cm cubi circa
> 300.000 ¸ 30.000 anni fa:
Homo Sapiens:
Homo Sapiens Neanderthalensis, capacità
cranica di 1500 cm cubi circa,
rimpiazzato dall’Homo Sapiens Sapiens
attuale (nella forma originaria di uomo di Cro-
Magnon), capacità cranica
di 1200 ¸ 1800 cm cubi circa.
Durante i 2 milioni di anni che formano l’età
Paleolitica, gli ominidi sopravvivono di caccia, pesca e raccolta, affinano
il linguaggio, l’industria degli utensili in pietra e in legno, imparano
ad usare il fuoco. Poi, improvvisamente, in un periodo compreso tra 9000
a.C. e il 4000 a.C. (convenzionalmente suddiviso in età Mesolitica
e Neolitica ), l’uomo impara a modificare l’ambiente a suo vantaggio, e
il progresso culturale si impenna: si sviluppano agricoltura e allevamento,
dal VI millennio a.C. inizia la lavorazione del rame e del bronzo, viene
inventata la ruota, infine con la nascita della scrittura si assiste all’alba
della storia:
nel IV millennio a.C. fioriscono, contemporaneamente,
la civiltà egizia e quella sumera, seguite da quella della valle
dell’Indo e quella cinese, quindi, attorno al 1500 a.C. sempre indipendentemente
le une dalle altre, quelle centro e sud americane.
Secondo il parere di alcuni evoluzionisti,
l’esplosione culturale degli antenati dell’uomo è un evento straordinario.
La crescita intellettuale degli ominidi è rapidissima: la velocità
di accrescimento delle dimensioni del cervello (che raddoppiano in circa
1 milione di anni) supera i normali ritmi di selezione naturale, consoni
alla teoria darwiniana, specialmente perché non esiste un fattore
ambientale che spinga un animale a sviluppare le facoltà di ragionamento,
di espressione artistica, e di astrazione.
La linea evolutiva umana è estremamente
confusa e mancante di alcuni anelli di congiunzione: il capostipite, l’Australopitecus,
non ha una struttura ossea adatta alla stazione eretta, l’Homo Abilis
(di piccola statura e scimmiesco) e l’Homo Erectus (più alto
ed umano) sono praticamente contemporanei e non possono quindi stare sulla
stessa linea genealogica. L’anatomia dell’uomo moderno si distacca decisamente
dagli immediati progenitori . Stupisce particolarmente il fatto che l’uomo
di Neanderthal, un ramo estinto della famiglia degli ominidi che risulta
contemporaneo a quello di Cro-Magnon e non antenato, avesse una capacità
cranica che rientra nella media odierna (sebbene l’intelligenza non sia
proporzionale al volume del cervello). Inoltre non si spiegano le distinzioni
somatiche tra le varie razze dell’Homo Sapiens che, originario dell’Africa,
dovrebbe essere migrato negli altri continenti negli ultimi 30.000 anni,
addirittura gli amerindi e gli aborigeni australiani non si sarebbero
stanziati prima di 15.000 anni fa.
La scoperta dell’agricoltura, una rivoluzione
fondamentale nello sviluppo umano, avvenne quasi contemporaneamente e indipendentemente
agli antipodi del pianeta. I primi esperimenti agricoli testimoniati dalla
botanica risalgono al 9.500 a.C. circa, e si trovano nei pressi del Lago
Titicaca sulle Ande Boliviane, sugli altopiani tailandesi, e sugli altopiani
etiopici. Inoltre un precoce inizio interrotto sembra essersi verificato
tra il 13.000 e il 10.000 a.C. in Medio Oriente .
Le prime civiltà che sorgono sulla
terra attorno al 4000 a.C., inaspettatamente, non presentano tracce di
evoluzione. I Sumeri compaiono improvvisamente con una società molto
complessa e specializzata, con conoscenze di astronomia comparabili con
quelle del XIX secolo. La religione e la scienza egizia sono fin dall’inizio
pienamente sviluppate, addirittura l’architettura denota una regressione
nei secoli. Ancor prima del periodo d’oro delle civiltà orientali,
dal 5000 a.C., una cultura sconosciuta esperta in geometria e astronomia,
erige in tutta Europa un’infinità di megaliti. La civiltà
Maya, dei primi secoli d.C., manifesta uno sconcertante divario tra le
conoscenze scientifiche e le realizzazioni tecniche: elaborarono il miglior
calendario della storia (dopo il nostro) senza essere capaci di utilizzare
la ruota. Gli Incas, il cui impero prosperò fino al 1500, erano
capaci di costruire le mura delle loro fortezze con blocchi monolitici
che raggiungono il peso di 300 tonnellate.
Il quadro che abbiamo davanti è poco
coerente, il buon senso suggerisce che ci siamo persi per strada dei pezzi,
che forse devono ancora affiorare da sottoterra. Oppure quei pezzi sono
già nei musei, ma non sono stati correttamente interpretati.
I megaliti di Stonehenge (Inghilterra)
III REPERTI PROIBITI: GLI O.O.P.A.R.T.
Con il nome di O.O.P.A.R.T. (Out Of
Place Artifacts, cioè manufatti/reperti fuori posto) vengono indicate
tutte quelle tracce di presenza umana che sono stati rinvenuti in strati
geologici in cui non dovrebbero esistere, oppure quegli utensili di livello
tecnologico incompatibile con le conoscenze della civiltà in questione.
Anche se ciò non è riportato sui libri di storia, questi
reperti sono molti e contraddicono palesemente la visione tradizionale
della preistoria, con grande dispiacere per i pensatori ortodossi. L’abitudine
a considerare questi ritrovamenti delle anomalie (chiamando in causa, ad
esempio errori di datazione, fenomeni naturali, malafede dei ricercatori
coinvolti), solo perché non rispecchiano gli schemi di pensiero
accettati, ha permesso che questa mole di dati venisse accantonata e dimenticata,
formando un vero e proprio capitolo di Archeologia Proibita.
Con questo titolo, il ricercatore Michael
Cremo ha pubblicato nel 1995 un volume enorme che cataloga tutti i
pezzi dimenticati delle origini dell’uomo. Recuperando anche la letteratura
scientifica della seconda metà dell’800 Cremo ha scoperto una vera
e propria soppressione di prove che dimostrano che l’Homo Sapiens anatomicamente
moderno esiste da decine di milioni di anni. Prove che per documentazione
e numero e superano i pezzi sparsi e incongruenti che formano la linea
evolutiva accettata.
In seguito alla pubblicazione de L’origine
delle specie di Charles Darwin, nel 1859, l’entusiasmo ha spinto
i suoi fautori a rintracciare in fretta il percorso evolutivo della nostra
specie a partire da un antenato ominide plausibile. Già nel secolo
scorso, gli evoluzionisti erano certi che il genere Homo si fosse sviluppato
solo recentemente, negli ultimi 2 milioni di anni. Per cui essi adattarono
i reperti alle loro idee preconcette, anziché costruire la teoria
sui fatti. Ogni ritrovamento che metteva in dubbio la cronologia dogmatica
veniva sottoposto ad ogni genere di critica, mentre la minoranza delle
scoperte gradite era accolta e propagandata con entusiamo. Ciò avvenne
nel 1894 (il famoso uomo di Giava, battezzato Homo Erectus) e all’inizio
del secolo con gli ominidi cinesi. I neo-darwinisti, dopo aver deciso quali
reperti fossero da considerare autentici, hanno disposto sulla stessa linea
dei frammenti fossili disordinati, spesso rinvenuti in condizioni dubbie,
spesso appartenti a specie diverse (l’Homo Abilis è una pura invenzione
antropologica, non esiste come specie a sé). Una generazione influente
di studiosi ha alterato clamorosamente la reale antichità dell’essere
umano, ricorrendo persino al falso (il caso dell’Uomo di Piltdown).
I concetti ortodossi sono radicati a tal punto che oggi la morfologia stessa
dei fossili di ominide viene usata per datare un sito archeologico: anatomia
moderna significa recente, anatomia scimmiesca significa antico. In questo
modo non vi è alcuna possibilità di esplorare ipotesi alternative.
Essere coscienti del fatto che la ricostruzione
dell’antichità è soggetta a pesanti pregiudizi, ci aiuta
ad affrontare, nel seguito, altri numerosi reperti dalle implicazioni ben
più sconvolgenti, molti dei quali erano noti anche prima del contributo
di M.Cremo, ma rimanevano oggetto di studio soltanto per gli scrittori
di paleoastronautica .
Impronte fossili umane sono rimaste impresse
su formazioni rocciose antichissime, numerosi manufatti sono stati rinvenuti
in strati geologici "impossibili", anteriori all’era dei dinosauri, oltre
300 milioni di anni fa. Ci sono scheletri di razze umane sconosciute, e
strumenti tecnologici dalla fattura moderna. Su tutto questo è calato
il più assoluto silenzio, a causa del cosiddetto filtro culturale,
o forse per insabbiamento intenzionale.
Impronte
umane impresse su una roccia del Triassico
Vediamo una rassegna dei reperti più importanti .
1) SCHELETRI DI HOMO SAPIENS
1. Scheletro completo di Homo Sapiens moderno
a Olduval George, in Tanzania, fossilizzato in strato di 1-2 milioni di
anni, rinvenuto dal Dott. Hans Reck nel 1913.
2. Omero e femore di uomo attuale, in Kenia,
datati rispettivamente 4 e 2 milioni di anni (1965, 1972, documentazione
ufficiale).
3. Femore anatomicamente moderno trovato
sull’Isola di Giava nel 1894. Venne erroneamente associato ad un teschio
di ominide primitivo a formare un fantomatico miscuglio che prese il nome
di Homo Erectus, caposaldo ormai incontestabile della nostra linea evolutiva.
4. Ossa di Homo Sapiens rinvenute a Brescia
dal geologo Giuseppe Regazzoni in strato del Pliocene (3-4 milioni di anni)
(1860).
5. Cranio di ominide dalle caratteristiche
controverse, scoperto dall’antropologo Richard Leakey in Kenia (1972).
Presentava una capacità cranica inaspettatamente alta, con una forma
facciale primitiva, e la stima dell’età oscillava tra 2,6 e 1,8
milioni di anni. Nonostante la sua classificazione come Homo Habilis, questo
ominide non può appartenere alla linea evolutiva originata dall’Australopitecus
(Fonte: Origins, di Leakey e Lewin).
6. Prove di trapanazione del cranio, praticata
nell’era neolitica, a scopo magico o terapeutico (praticata anche oggi
da diverse tribù africane che si trovano allo stadio neolitico).
Il più antico è un cranio di uomo cinquantenne ritrovato
in Alsazia da una missione archeologica nel 1997, datato al 5000 a.C. con
il metodo C14. Il soggetto riportava le tracce di diversi interventi chirurgici,
a cui sopravvisse, come dimostra la rigenerazione dell’osso cranico.
7. Scheletro umano venuto alla luce casualmente,
in una miniera italiana (probabilmente decine di milioni di anni).
8. Scheletro completo di Homo Sapiens, scoperto
in un bacino carbonifero risalente ad almeno 300 milioni di anni,
presso Macoupin, in Illinois. (Fonte: The Geologist, 1862).
2) SCHELETRI DI UMANOIDI SCONOSCIUTI
1. Crani umanoidi anomali ritrovati in Perù
dall’archeologo Henry Shapiro alcuni con la calotta allungata a pera (forse
spiegabili con la deformazione rituale indotta dall’infanzia), altri con
una doppia calotta cranica inspiegabile (conservati al Museo Archeologico
Nazionale di Lima).
2. Mummia egiziana di bambino (1,30 m) nella
tomba di Tutankhamen, conservata inizialmente dallo scopritore Howard Carter,
sembra in realtà un adulto pienamente sviluppato macrocefalo (1922,
documentazione ufficiale).
3. Razza sconosciuta di umanoidi di bassa
statura (1,30 m circa), i DROPA, in grotte al confine Cina-Tibet, rinvenuti
insieme a misteriosi dischi di pietra , datazione 10.000 a.C. (anni ‘40).
4. Essere umanoide mummificato di 35 cm,
350 g, trovato da cercatori d’oro in una camera scavata nel granito, sul
Pedro Mountain, nel Wyoming, nel 1932. La struttura ossea (rivelata da
una radiografia eseguita da H.Shapiro), secondo antropologi dell’università
di Harvard, era quella di un essere adulto o anziano .
5. Scheletro umano di 2,38 m, ritrovato in
mare a 250 km a nord di Santiago del Cile, insieme ad ossa di animali preistorici
e vasellame (1970) .
6. Ossa umane di grandezza straordinaria,
con denti pesanti 430 grammi, a punta S.Elena in Perù.
3) IMPRONTE FOSSILI UMANE
1. Impronte di piede di diversi esemplari
di Homo Sapiens su ceneri vulcaniche fossili, a Laetoli in Tanzania, risalenti
a 3,6 milioni di anni fa. Scoperte nel 1979 da Mary Leakey, furono erroneamente
attribuite all’Australopitecus .
2. Orma di scarpa, completa di tacco, impressa
su roccia con incrostazioni di trilobiti del periodo Cambriano (oltre 500
milioni di anni) ad Antelope Spring in Utah. Scoperta e conservata da William
J.Meister nel 1968.
3. Impronta parziale di sandalo, con distinguibili
le linee di cucitura del filo e il consumo del tallone, fossilizzata su
una roccia del Triassico (250-200 milioni di anni) nel Sisher Canyon, in
Nevada. Trovata dal geologo John T.Reid nel 1922, conservata al Museo Americano
di Storia Naturale di New York.
4. Impronta umana osservata in una roccia
del Giurassico (150 milioni di anni fa) accanto a quella di un dinosauro,
nella Repubblica del Turkmenistan. (Fonte: Notizie da Mosca, 1983).
5. Orme di piedi dall’aspetto umano, con
5 dita, arco e tallone, lasciate su terreni sabbiosi del periodo Carbonifero
(320 milioni di anni, oggi roccia arenaria) in Kentucky, Pennsylvania e
Missouri. Studiate dal professor W.G.Burroughs di una facoltà di
geologia del Kentucky, nel 1938.
6. Impronta di scarpa su arenaria nel deserto
di Gobi, decine di milioni di anni (Fonte: P.Kolosimo).
7. Altre impronte di scarpe su roccia, dalla
datazione controversa, rinvenute a Caprie (Val di Susa, Italia), in Bolivia
(museo di Cochabamba), sulle Ande peruviane, a Punauia (Tahiti).
4) REPERTI ANACRONISTICI
1. Conchiglia con volto umano scolpito proveniente
da una formazione di roccia rossa Pliocenica (oltre 2 milioni di anni),
trovata da Henry Stopes in Inghilterra (Fonte Geological Society inglese,
1881). Lavorazioni artistiche simili non dovrebbero comparire fino a 100.000
anni fa in Africa, fino a 30-40 mila anni fa in Europa.
2. Rudimentali utensili di pietra lavorati
dall’uomo, eoliti, ed utensili di pietra più avanzati, paleoliti
e neoliti, ritrovati in tutta Europa (Inghilterra, Francia, Belgio, Portogallo)
risalenti alle ere del Miocene (5-25 milioni di anni), dell’Oligocene (25-38
milioni) e dell’Eocene (38-55 milioni). Documentati accuratamente all’inizio
del ’900 in convegni internazionali di archeologia preistorica, vennero
accantonati come prodotti di pressioni geologiche, poiché non dovrebbero
esistere fino a 2-4 milioni di anni fa.
3. Oggetti di vario livello tecnologico nelle
Americhe, risalenti al Pleistocene (fino a 2 milioni di anni), tra cui
gli utensili di pietra di oltre 200.000 anni, trovati da L.Leakey
a Calico, in California negli anni ’50. Non dovrebbero esistere tracce
di esseri umani nelle Americhe prima di 30-15 mila anni fa.
4. Punte di freccia e bolas vecchie di oltre
3 milioni di anni in Argentina (1912). Strumenti di pietra sofisticati,
caratteristici solo dell’industria dell’Homo Sapiens, scoperti in una formazione
glaciale a Sheguiandah, sui Grandi Laghi, in Canada, vecchi di almeno 70.000
anni (Fonte: Dott.Lee, Museo Nazionale del Canada, anni ‘60). Altri strumenti
ritrovati dal geologo Virginia Steen-McIntyre, a Hueyatlaco, in Messico
datati 300.000 anni mediante i radioisotopi dell’uranio (Fonte: Geological
Survey USA, anni ‘70). .
5. Utensili avanzati di pietra (tra cui mortaio
e pestello) rinvenuti da una miniera d’oro, in profondi cunicoli che penetravano
depositi del Terziario (33-55 milioni di anni), sotto Table Mountain, Tuolumne
County, in California.
6. Statuetta di terracotta in un pozzo a
100 m di profondità presso Nampa, nell’Idaho, in una colata di lava
solidificatasi almeno 2 milioni di anni fa. Statuette di argilla
ritrovate in uno scavo nei pressi di Acambaro nel Messico, nel 1945, raffiguranti
rinoceronti, cammelli, cavalli (tutti animali scomparsi dalle Americhe
da più di 15000 anni), e perfino dinosauri dell’era Mesozoica.
7. Blocco di agata trovato nei pressi di
Artigas, in Uruguay, risalente a 130 milioni di anni fa, che ha rilevato,
nella sua cavità interna, scritte in rilievo racchiuse in un disegno
a forma di cuore, estremamente realistico (Studiato da ricercatori americani,
Fonte: El Pais, 1997).
8. Vaso metallico fuoriuscito da una roccia
precambriana, di 600 milioni di anni, a Dorchester, in Massachusetts.
9. Tubo metallico ritrovato presso Saint-Jean
de Livet in uno strato di gesso antico 65 milioni di anni. Palla di gesso
scoperta in uno strato di lignite dell’Eocene (45-55 milioni di anni),
a Laon. Entrambi in Francia.
10. Pietra scolpita in forme geometriche
a diamanti con facce umane, rinvenuta in una miniera di carbone a 40 m
di profondità, (Fonte: Daily News, 1987). Cubetto di ferro con scanalatura
incisa e spigoli arrotondati (come fosse lavorato a macchina), presso Vöcklabruck,
in Austria, trovato in strati di carbone (Fonte: C.Berlitz). Catena d’oro
lavorata incastonata in un pezzo di carbone (Fonte: The Morrisonville Time
e Geological Survey, Illinois, 1891). In tutti i casi la datazione geologica
fornisce un’età di circa 300 milioni di anni e i reperti sono
irreperibili, perché mai accolti in musei, ma lasciati nelle mani
degli scopritori.
11. Muro di cemento, liscio e smussato, incontrato
in miniera a più di 3 km di profondità, a Heavener, in Oklahoma
(Fonte: testimonianza di un minatore, 1928). Blocco di marmo con forme
regolari in rilievo, trovato in una miniera vicino a Philadelphia, Pennsylvania
a circa 20 m di profondità (Fonte: American Journal of Science,
1831). Pavimento di pietre a mosaico dissotterrato durante uno scavo archeologico
a Blue Lick Springs, nel Kentucky, 1 metro al di sotto dei resti di un
mastodonte, un mammifero preistorico (Fonte: C.Berlitz).
12. Chiodo di ferro incluso nel quarzo, in
California. Chiodo di ferro in una roccia, da una miniera peruviana, al
tempo della conquista spagnola. Filettatura di una vite metallica ossidata
impressa sul feldspato proveniente dalla Abbey Mine di Treasure City, nel
Nevada (Fonti: P. Kolosimo e C.Berlitz).
13. Cranio di antico bisonte selvaggio
e cranio umano di 40000 anni fa, che presentano un foro circolare netto,
che, per l’assenza di incrinature radiali, può essere stato provocato
solo da un proiettile rotondo. Il primo si trova nel Museo Paleontologico
di Mosca, il secondo, scoperto in una caverna dello Zambia, è conservato
al Museo di Storia Naturale di Londra. (Fonte: P. Kolosimo).
14. Sfere metalliche di limonite (di durezza
anomala), lavorate con scanalature parallele lungo l’equatore, rinvenute
in un deposito di minerale Pre-Cambriano, stimato antico di 2,8 miliardi
di anni. (Conservate al Museo di Kerksdorp, in Sud Africa).
15. Modellino di aereo in oro, proveniente
da una tomba in Colombia, del I secolo d.C., completo dei particolari della
cabina, sede del motore, coda e alettoni flangiati. Un professore di aerodinamica,
ignaro della sua provenienza, dichiarò che la struttura alare a
delta denotava capacità di portanza supersoniche.
16. Oggetto metallico non identificato (somigliante
ad una bobina di trasformatore), incluso in un sasso di 15 milioni di anni,
trovato da uno studente di geologia di Mosca (Fonte: Istituto Scientifico
Salyut).
I seguenti sono reperti molto più celebri, ampiamente citati in diverse pubblicazioni che trattano i misteri dell’archeologia.
GEODE DI COSO. Gèode (roccia con cavità interna tappezzata di cristalli) trovato nel 1961 presso i monti Coso in California in cui era incastrato un oggetto costituito da una barretta metallica di 2mm di diametro, circondata da un collare di ceramica con un "cappuccio" esagonale ed una estremità di rame (simile ad una candela d’automobile)
TESCHI DI CRISTALLO.
PIETRE DI ICA. Si tratta di migliaia di ciottoli, affiorati in una località del Perù nel 1961, con figure incise, che descrivono, con un disegno stilizzato ma estremamente dettagliato, diverse scene delle attività scientifica di una popolazione sconosciuta. Le incisioni si possono catalogare in vari gruppi tematici: entomologia, geografia, astronomia, medicina Tra le più sconcertanti si osservano personaggi che scrutano il cielo con un cannocchiale, che utilizzano lenti di ingrandimento, interventi chirurgici come tagli cesarei o trapianti di organi (nel dettaglio del disegno si distinguono fegato, reni, cuore, emisferi cerebrali, i pazienti intubati), animali somiglianti a creature preistoriche (come toxodonti o rettili giganti). Le pietre furono prontamente bollate come falsi opera dei contadini peruviani . In realtà lo strato di ossido depositato sui sassi, anche sulla parte incisa, dimostra che i disegni sono molto più antichi, secondo lo scopritore, il dottor Javier Cabrera, risalenti ad almeno 65 milioni di anni fa. Infatti l’analisi petrografica colloca le pietre (dal peso specifico anomalo) nell’età mesozoica (230-65 milioni di anni).
MECCANISMO DI ANTIKITERA.
MAPPE DEGLI ANTICHI RE DEI MARI.Con
questo nome sono diventate celebri alcune carte geografiche di epoca medievale,
descritte nell’omonimo libro (1966) del professor Charles Hapgood (sostenitore
di una originale teoria geologica descritta nel cap. ). Queste carte nautiche
e mappamondi, a differenza di tutte quelle realizzate prima del XVIII secolo,
presentano delle caratteristiche di precisione inspiegabili, riportando
la longitudine corretta di località distanti fra loro migliaia di
kilometri, rilevando la presenza di terre ancora sconosciute all’epoca
della loro compilazione. L’unica spiegazione plausibile è che si
tratti di copie di originali antichissimi prodotti da una civiltà
avanzata grazie all’utilizzo della trigonometria sferica.
CARTA DI PIRI REIS. Disegnata
da un ammiraglio turco nel 1513, a partire da mappe sorgente più
antiche, fu rinvenuta nell’antico Palazzo Imperiale di Costantinopoli nel
1929. Oltre a rappresentare i continenti africano e sud-americano nell’esatta
longitudine relativa, e le Isole Falkland (scoperte solo nel 1592), la
carta delinea la corretta topografia subglaciale della penisola antartica,
cioè il reale profilo della linea di costa sepolta sotto centinaia
di metri di ghiaccio (l’Antartide è stato scoperto nel 1818). Ciò
venne confermato dall’Aeronautica statunitense nel 1960, dal confronto
con il profilo rilevato sulla superficie (mediante il metodo sismico a
riflessione) dalla spedizione Antartica del 1949. Quindi, qualcuno ha intrapreso
la mappatura dell’Antartide libero dai ghiacci in un’epoca compresa tra
il 15.000 e il 4000 a.C., ultimo periodo di disgelo a quella latitudine,
secondo i dati geofisici (oppure in ere geologiche ancora precedenti).
Infatti, il contorno della costa sud-americana e l’idrografia continentale
disegnata sono coerenti con il paesaggio che doveva presentarsi più
di 15.000 anni fa. Inoltre viene riportata un’isola di grandi dimensioni,
oggi inesistente sulla posizione della dorsale medio atlantica, mentre
le Azzorre sono molto più estese di oggi, forse per il livello del
mare in epoca glaciale. Lo studio dei portolani evidenzia che essa faceva
parte di un planisfero ottenuto attraverso una proiezione azimutale equidistante,
centrata nei pressi del Cairo.
Dettaglio della mappa di Piri Reis (America del sud)
TECNOLOGIA EGIZIA.
DISCHI DROPA.
Probabilmente questo elenco è soltanto
la punta dell’iceberg, di tutto ciò che può essere stato
scoperto e occultato negli ultimi 2 secoli: ritrovamenti mai riferiti alle
autorità competenti per incredulità ed andati perduti. Abbiamo
comunque un’idea della mole di dati a disposizione, che la stragrande maggioranza
degli "addetti ai lavori" ignora completamente.
E’ necessaria una precisazione sui metodi
di datazione: metodo stratigrafico, metodo paleomagnetico, metodo con isotopi
radioattivi (es: Argo-Potassio). Limiti ed errori del C14 per effetti della
radioattività ambientale.
Alcuni degli OOPART più sconcertanti
purtroppo non sono più reperibili (come lo scheletro nel carbone
dell’Illinois) ma la maggior parte è stata scoperti in posizioni
stratigrafiche ineccepibili e le eventuali datazioni ai radioisotopi forniscono
età talmente remote che gli errori dovuti alla precisione del metodo
non sono significativi.
La prassi seguita dai decani della scienza
è consolidata: pubblicizzare i reperti che si inquadrano nel paradigma
corrente e trascurare gli altri, poiché si riesce sempre a trovare
una spiegazione alternativa. Se si tratta di ritrovamenti vicino alla superficie,
allora il terreno può essere stato rimaneggiato e la datazione deve
essere falsata (dimenticandosi che la maggior parte dei reperti tradizionali
sono affiorati in superficie). Se sono stati rinvenuti in profondità,
sono senz’altro una sepoltura recente, magari gli scopritori sono personaggi
incompetenti, o addirittura è una frode. E quando la documentazione
e i rilievi scientifici sono ineccepibili, allora basta fare finta di niente
e chiudere tutto in un cassetto. E’ incredibile che le deduzioni dell’archeologia
siano in ritardo di 150 anni rispetto alle evidenze sperimentali, e ciò
è dovuto, non solo a ristrettezza mentale, ma anche a vera e propria
malafede (come vedremo nel caso dell’Antico Egitto).
I fatti sperimentali presentati confutano
il modello di diffusione dell’Homo Sapiens a partire dall’Africa, anzi
alcuni dei reperti più antichi si trovano nel nuovo continente.
Si deduce che i fossili noti nella letteratura scientifica appartengano
a vari ominidi che non discesero l’uno dall’altro in un percorso evolutivo
coerente, ma convissero in diverse epoche con l’uomo anatomicamente moderno.
La presenza della nostra specie già 30-40 milioni di anni fa su
tutti i continenti spiega le nette differenze dei tipi razziali, ma riapre
il problema dell’origine dell’uomo.
I rapporti riguardanti esseri intelligenti,
presumibilmente umani, fino a 600 milioni di anni fa (epoca in cui dovevano
esistere solo forme di vita acquatiche) compromettono seriamente i concetti
universalmente accettati sulla nascita e l’evoluzione della vita sulla
Terra, confermando i dubbi espressi da diversi scienziati del campo. La
visione meccanicistica dominante prevede che la vita abbia avuto origine
da processi casuali che formarono dei composti organici negli oceani di
4 miliardi di anni fa, per poi evolversi attraverso la selezione naturale,
tramite mutazioni del patrimonio genetico. Però non si ha idea di
come le sostanze del brodo primordiale si siano organizzate "spontaneamente"
nel formare la prima cellula, trasgredendo il III Principio della Termodinamica.
E’ stato calcolato che anche il più semplice batterio, per formare
accidentalmente il proprio patrimonio di enzimi, impiegherebbe più
di 40 miliardi di anni. Inoltre il periodo di tempo che ci separa dalla
comparsa dei primi organismi unicellulari (amebe) è insufficiente
per produrre la complessità di tutte le forme di vita, semplicemente
attraverso mutazioni genetiche aleatorie.
Quale intelligenza era presente sulla Terra
2,8 miliardi di anni fa, lasciando le sue tracce nelle sfere lavorate del
Sudafirca? Questa nuova prospettiva ci permette di valutare con maggiore
attenzione le strutture artificiali che sono state fotografate su Marte
dalla missione Viking del 1976. Nell’emisfero settentrionale, nella pianura
di Cydonia, sono visibili alcune enormi piramidi e un viso umano, modellato
su un rilievo di circa 1 km quadrato. La NASA, che ha cercato di tenere
nascoste queste informazioni, oggi conferma che il "pianeta rosso", molto
più antico della Terra, era in passato ricco d’acqua ed ebbe un
clima e una morfologia adatte ad ospitare la vita.
La faccia e le piramidi fotografate su Marte nella regione
di Cydonia
IV SITI ARCHEOLOGICI MISTERIOSI
In questo capitolo vengono esaminate le scoperte più rivoluzionarie che ci obbligano a retrodatare alcuni complessi monumentali ben noti, e a prendere in considerazione nuovi siti sorprendenti in cui sono venuti alla luce rovine di civiltà ignote (su cui cala sempre il più assoluto silenzio).
1) INGEGNERIA EGIZIA
Nell’Antico Egitto troviamo dei monumenti
che, per imponenza e difficoltà di realizzazione, sono completamente
incompatibili con i mezzi tecnici allora a disposizione. Si tratta delle
grandi piramidi della piana di Giza, la Sfinge, il Tempio della Valle di
Chefren, l’Osireion. Non vi è modo di spiegare come una popolazione
dell’età del bronzo abbia potuto realizzare la Grande Piramide di
Giza, una costruzione che sfida le capacità ingegneristiche moderne.
(C) Copyright Mauro Quagliati, 1998
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