sono un neo-laureato in ingegneria, da diversi anni appassionato
ai misteri dell'archeologia e dell'origine della civiltà umana.
La rivista NEXUS Magazine ha recentemente pubblicato (N°15-16-17) un
mio articolo dedicato ai misteri delle piramidi. Ti sarei molto grato se
volessi leggere la seguente in cui mi permetto di muovere alcune critiche
alle conclusioni del tuo recente libro "La grande truffa delle piramidi".
Mi permetto anche di darti del tu, perché dopo aver assistito ai
tuoi "insegnamenti" in TV, e dal vivo in uno spettacolo dell'estate scorsa
a Varazze, è come se ti conoscessi di persona.
Anni fa lessi il tuo ottimo libro "La vera storia del mondo",
che mi ha insegnato a diffidare di tutto ciò che sui libri di storia
viene presentato come una verità acquisita. La storia della scienza
è stata scritta da personaggi solitari che si sono scontrati con
i dogmi e i preconcetti della loro epoca, superati poi quando la mole di
dati sperimentali contrari alle ipotesi errate del passato era talmente
forte da risultare ovvia a chiunque. Anche oggi naturalmente la scienza
"ufficiale" ha i suoi dogmi inattaccabili:
la teoria dell'evoluzione dell'Homo Sapiens a partire da primati africani negli ultimi 3 milioni di anni (non sono un creazionista, mi spiego meglio nel seguito);
il concetto di sviluppo lineare della civiltà umana, visto come un progresso lento ma continuo;
la certezza matematica che civiltà intelligenti extraterrestri (che pure devono esistere in grande quantità per un calcolo probabilistico) mai e poi mai potrebbero raggiungerci, o peggio ancora mai avrebbero potuto farlo nel passato, visto il limite insuperabile della velocità della luce (grazie alla Relatività di Einstein, bontà sua!).
Non appena ho visto la pubblicità di Alcatraz ho ordinato
il tuo libro, constatando quanto ti abbia appassionato quello che è
diventato, da qualche tempo, il mio argomento preferito di discussione
(con un certo disappunto degli amici). Molti dei testi che compaiono nella
tua bibliografia li ho letti anch'io (ed altri che non sono presenti li
citerò dopo), ma su alcuni argomenti abbiamo raggiunto convinzioni
molto distanti. Mentre smonti efficacemente i beceri pregiudizi sulla nostra
preistoria, non ti accorgi di essere tu stesso affetto da alcuni preconcetti
culturali.
Vediamo alcuni esempi.
LA DISTINZIONE EGITTOLOGI-MARZIANISTI
Sebbene motivata per ragioni di sintesi, questa distinzione in 2 categorie
è alquanto riduttiva e soprattutto ingenerosa nei confronti di Graham
Hancock il quale NON E' AFFATTO un marzianista. Egli sostiene semplicemente
che sia stata una civiltà TERRESTRE, scientificamente e tecnologicamente
avanzata, a realizzare alcune incomprensibili opere del passato. Una civiltà
presumibilmente globale (diffusa su tutta la Terra con caratteri culturali
omogenei) che potrebbe essere fiorita prima dell'ultimo periodo glaciale
e avere avuto grosse difficoltà in seguito ad un cataclisma planetario
di qualche tipo che ha determinato l'innalzamento del livello degli oceani
nel periodo 12000-8000 a.C.
Egli non ritiene affatto che i costruttori delle piramidi venissero
da Orione (ipotesi suggerita da Giacobbo e Luna) e soprattutto non pensa
che i popoli primitivi fossero troppo stupidi per conoscere le costellazioni
(ergo li avrebbero istruiti gli alieni). Al contrario considera le complesse
conoscenze astronomiche delle civiltà del passato come un retaggio
di millenni di osservazioni della volta celeste. Quindi qual è il
problema? Basta parlare di Atlantide e di Diluvio Universale ed ecco che
sei etichettato per sempre come marzianista! Non trovi che un atteggiamento
del genere sia del tutto analogo a quello usato dai cocciuti professori
di storia per fare di tutte le erbe un fascio? Basta uscire per un pelo
dalle righe del dogma e sei considerato alla stregua di un cartomante.
Pensa al CICAP del simpatico Piero Angela: per loro non c'è alcuna
differenza tra astrologi, ufologi, studiosi di medicina alternativa, maghi,
ricercatori di civiltà scomparse, ecc.
LE DATAZIONI
Comunque, lasciando perdere momentaneamente gli alieni, abbiamo appurato
il fatto che la Sfinge è stata erosa dall'acqua piovana del 7000
a.C. Gli egittologi invece negano continuamente anche l'evidenza, sostenendo
che si tratta di infiltrazioni di umidità dalla sabbia al calcare
oppure di un fenomeno di cristallizzazione della roccia (videocassetta
Fabbri Video: Egitto, Chi ha costruito la Sfinge).
Per quanto ne sappiamo noi la statua leonina poteva essere già lì da 20000 anni ed avere subito l'erosione successivamente, senza contare che pioveva molto anche prima, attorno all'11000 a.C., come tu stesso riporti in qualche altra pagina del libro. Infatti un collaboratore di John West, il geofisico Thomas Dobecki, tramite l’analisi geosismica, ha evidenziato che l’alterazione superficiale del calcare penetra nel corpo della Sfinge per 0,9 m nella parte posteriore, 2,4 m in quella anteriore, dimostrando che FURONO SCOLPITE A MILLENNI DI DISTANZA L'UNA DALL'ALTRA (Colin Wilson, Da Atlantide alla Sfinge). Quindi la stima di 10500 a.C. avanzata da Hancock è come minimo prudente, e non azzardata.
Per quanto riguarda le piramidi di Giza, come ben sai, MANCANO DEL RIVESTIMENTO che avrebbe eventualmente riportato l'erosione da pioggia, caso mai non fossero state costruite dal 5000 al 3500 a.C. come sostieni tu. Inoltre le datazioni al C14 oltre che essere spesso inaffidabili non possono offrire informazioni sull'età in cui le pietre sono state messe in opera.
Il sospetto legittimo che diversi monumenti Egizi risalgano a periodi
più antichi è confermato dal fatto che in molti altri luoghi
della Terra troviamo costruzioni sommerse (cioè risalenti al periodo
in cui il livello del mare era più basso) che gli archeologi rifiutano
di accettare:
un muro di 600 m, formato da grandi massi poligonali a 7 m di profondità, al largo di Bimini, nelle Isole Bahamas, scoperto e studiato nel 1968 dall’archeologo Manson Valentine (mangrovie fossilizzate lo farebbero risalire al 9-10000 a.C.);
chilometriche strade rettilinee che partono dalle coste dello Yucatàn e della Florida per perdersi nell’Atlantico;
allineamenti di menhir, sulle coste dell’Europa occidentale, che continuano in mare;
un cromleck (cerchio di pietre) fotografato sul fondo del lago di Loch Ness (P.Kolosimo);
tunnel sommersi al largo di Rapa Nui;
porti sommersi segnalati nell’Oceano Indiano e Pacifico; in particolare in Micronesia dove, nei pressi dell'Isola di Pohnpei, si trovano numerose colonne e blocchi megalitici sommersi a una profondità di circa 30 m (D.H.Childress, Lost Cities of Ancient Lemuria and the Pacific);
infine le immagini delle rovine sommerse, a 20 m di profondità, vicino all'isola giapponese di Yonaguni nell’arcipelago Ryu Kyu, nel Mar del Cina, studiate dall'oceanografo Kimura (G.Hancock, Lo specchio del cielo), che hanno fatto il giro del mondo senza provocare nessun effetto rilevante nel mondo accademico.
Ricordiamo poi che a Tiahuanaco, la città preincaiaca sul lago Titicaca, diversi frammenti di vasellame e i fregi visibili sulla celebre Porta del Sole, raffigurano teste di ELEFANTI, TOXODONTI e altri mammiferi estintisi in Sud America tra il 12000 a.C. e il 10000 a.C..
Se a ciò aggiungiamo i risultati forniti dall'archeoastronomia,
scopriamo che:
nella stessa Tiahuanaco, il tempio del Kalasasaya risulta allineato secondo il tragitto che il sole percorreva più di 14000 anni fa, secondo gli studi del professor Arthur Posnansky degli anni '30, confermati l'anno scorso da altri astronomi;
il tempio di Amen-Ra a Karnak in Egitto è allineato secondo i cieli del 12000 a.C., come risulta da studi effettuati già negli anni '20 [in entrambi questi casi i calcoli si basano sullo spostamento nei millenni del punto di tramonto del sole al solstizio d'inverno, dovuto alla variazione dell'inclinazione dell'asse terrestre rispetto al proprio piano orbitale].
Fonti storiche considerate affidabili anche dagli egittologi ortodossi (la Pietra di Palermo, il Papiro di Torino, l'Elenco dei Re di Abido, gli scritti di Manetone, Erodoto, Diodoro Siculo) parlano di una lunghissima era predinastica, e riportano elenchi di sovrani che si succedono per 30.000 o 40.000 anni prima della I Dinastia. Inoltre una CARTOGRAFIA DETTAGLIATA DELLA TERRA PREISTORICA ci è stata lasciata da una civiltà sconosciuta. Si tratta di mappe nautiche disegnate da cartografi europei del '500, copiando dei documenti, forse originariamente conservati nella Biblioteca di Alessandria. Tali carte raggiungono un livello di conoscenza incompatibile con l'epoca in cui sono state realizzate, e riportano la longitudine corretta di località distanti fra loro migliaia di chilometri, rilevano la presenza di terre allora sconosciute. Altre indicano calotte glaciali sul Nord Europa, il Sahara occupato da una verde pianura ricca di fiumi e laghi, un lembo di terra al posto dello stretto di Bering, caratteri morfologici compatibili con il CLIMA DELL'ERA GLACIALE tra il 15000 a.C. e il 10000 a.C. Tra queste ricordo la carta di Piri Reis e quella di Oronteus Finnaeus che descrivono la topografia del continente antartico libero dai ghiacci, come dimostrò uno studio dell’Aeronautica statunitense nel 1960 (Charles Hapgood, Mappe degli antichi Re dei mari).
Da tutto ciò si deduce che durante l'ultima glaciazione, sulla Terra
c'era molto più movimento di quel che si pensi e che il fiorire
della civiltà umana va decisamente retrodatato. Spostare indietro
di 10000 anni le origini delle prime culture umane è un fatto certamente
rivoluzionario, ma non così esoterico o paranormale. Invece, proprio
nel campo dell'archeologia, disciplina empirica per eccellenza, si assiste
alla negazione del metodo scientifico e alle reazioni isteriche degli studiosi
ortodossi che, di fronte alle datazioni fornite dalla Sfinge e dal monumento
giapponese di Yonaguni, esclamano :"Non è possibile, perché
all'epoca non esisteva una civiltà abbastanza evoluta sulla Terra
in grado di realizzare quelle opere"(!!!).
Volere attribuire alla Grande Piramide di Giza un'età di 15000 anni
non è puramente un atto di fede, ma anche un'ipotesi basata su un
contesto storico di carattere mondiale, suffragata da numerose prove circostanziali,
non ultima la STELE DELL'INVENTARIO, la quale afferma esplicitamente che
la Grande Piramide e la Sfinge erano già presenti a Giza da molto
prima del regno di Cheope. Tutto questo amplia la prospettiva della storia
e non credo che vi siano ancora elementi archeologici sufficienti per limitare
nel tempo la comparsa della pacifica civiltà matriarcale del periodo
neolitico, che era già presente in un periodo tra il 13000 a.C.
e il 10000 a.C., responsabile di un precoce e inspiegabile sviluppo dell'agricoltura,
nelle regioni del Nilo superiore (la cosiddetta CULTURA ISNAN). Tutti gli
indizi trascurati dagli egittologi fanno pensare che l'Egitto (ma non solo)
sia stato popolato da uomini evoluti per un periodo superiore ai 15000
anni: semplicemente, non sono ancora stati scavati i posti giusti, ancora
celati dalle sabbie.
Pensa, poi, alle analogie culturali riscontrabili nelle antiche civiltà
di ogni angolo della Terra (non spiegabili con i viaggi intercontinentali
dei navigatori Egizi, Cinesi e Fenici in epoca storica):
nell'architettura: le piramidi di X'ian in Cina e quelle di Teotihuacan; lo stile architettonico ad incastri irregolari del Tempio della Valle di Giza, dei megaliti peruviani, dell'Isola di Pasqua;
nelle credenze religiose: i riti dell'immortalità dell'anima in Messico, in Egitto, in Indocina, in Micronesia;
nella scrittura: simboli di Rapa Nui e di Mohenjo-Daro, ideogrammi cinesi e Olmechi, geroglifici Egizi e dei pellirossa Micmac;
nei tratti somatici: negroidi Olmechi ed Egizi, caucasici in America;
nella mitologia: il simbolo del Drago e del Serpente Piumato nelle Americhe, in Cina, in Oceania; le tradizioni che si riferiscono alla precessione degli equinozi (G.de Santillana, H.von Dechend, Il mulino di Amleto); il mito del Diluvio Universale.
Tu sostieni che gli uomini primitivi abbiano vissuto in tutte le
parti del mondo lo stesso trauma di un inondazione disastrosa, e che abbiano
costruito tumuli dalla struttura molto simile perché avevano le
stesse necessità materiali. A me sembra che vi sia una bella differenza
tra tumulo e piramide e che la funzione di filtro per l'acqua, da sola,
non è sufficiente a spiegare le somiglianze della forma architettonica.
Tanto più che ultimamente hanno trovato delle piramidi simili a
quelle azteche nel territorio dell’Altai, nella Siberia meridionale, ben
lontano dalla fascia a clima caldo. Ritengo che, al momento della catastrofe,
una civiltà esistesse già e sia stata interrotta nella sua
evoluzione attorno all'11000 a.C. Altrimenti come potrebbe il mito del
Diluvio essere diffuso presso tutti i popoli della Terra, con gli stessi
particolari narrativi? Ciò si spiegherebbe soltanto ammettendo una
di queste ipotesi:
TECNOLOGIA EGIZIA, TECNICA COSTRUTTIVA E SCOPO DELLE PIRAMIDI
Le datazioni sono, però, un problema secondario, se confrontato con gli evidenti anacronismi tecnologici. Mi stupisce il modo in cui accenni al problema dei mezzi tecnici usati dalle antiche popolazioni del Nilo senza affrontarlo veramente. Come tu stesso affermi a pag. 29, riguardo ai vasi di pietra predinastici :"Certamente simili capolavori richiesero l'uso di punte di diamante oppure trapani ad acqua estremamente raffinati". E quali sarebbero questi strumenti raffinati? Quelli disegnati a pag. 92? Non credo proprio! Gli strumenti di lavoro rinvenuti nei siti archeologici dell'epoca faraonica e predinastica sono del tutto incompatibili con i prodotti raffinatissimi della scienza delle costruzioni egizia.
Christopher Dunn, esperto minerario, ha analizzato diverse superfici in granito, che risultano lisce al 1/50 di millimetro e altri manufatti perfettamente squadrati (qui non si parla solo di tagliare la roccia con una punta di diamante, ma di realizzare degli spigoli dritti e lisci). Dalla linea del taglio su alcune "carote" di granito a Giza si deduce che GLI STRUMENTI UTILIZZATI NELLA PERFORAZIONE AVEVANO UNA VELOCITA' DI PENETRAZIONE SUPERIORE A QUELLA DEGLI STRUMENTI ODIERNI. Una vasta produzione di vasellame in diorite, basalto e quarzo, rinvenuta a Saqqara e a Naqada, presenta: coppelle con incisioni nettissime spesse 0,16 mm, vasi, anfore e altri oggetti comuni arrotondati e modellati con simmetria in un modo che si può ottenere solo con la lavorazione al tornio; superfici perfettamente levigate (una lente di cristallo appare molata meccanicamente), brocche e fiale con un elegante collo allungato e sottilissimo (la roccia è stata scavata da fuori, attraverso un’apertura di pochi mm, operazione che anche oggi è semplicemente impossibile). Queste incongruenze erano già state evidenziate da F. Petrie nel secolo scorso, ma non mi sembra che qualcuno abbia tratto le logiche conseguenze, e cioè che risultati del genere, ovviamente, non sono ottenibili con strumenti di rame, figuriamoci se azionati a mano! E allora eccoci di fronte al vero PREGIUDIZIO CULTURALE: il fatto che le antiche civiltà avessero un livello tecnologico comparabile o superiore a quello odierno è una prospettiva troppo insultante per la nostra civiltà industriale, erede del positivismo ottocentesco, che si considera l’apice ineguagliato dell’evoluzione intellettuale dell’uomo, vista come un cammino lineare e ininterrotto.
Queste sono le cose di cui bisogna rendersi conto, e non le cavolate sulla numerologia della piramide, di cui francamente non me ne può fregare di meno. Se la gente conoscesse il problema dei vasi di Naqada, comincerebbe a pensare che gli egittologi non si dividono in professori e marzianisti, ma bensì in studiosi fermi all'800 e studiosi dotati di senso critico.
Scusa la mia pedanteria, ma trovo insufficiente anche il tuo sistema per il sollevamento idraulico di grandi massi. Innanzitutto non si può applicare al caso più importante, cioè alla Grande Piramide, visto che al suo interno mancano ascensori adatti allo scopo (correggimi se sbaglio). Poi nella piramide di Micerino, una camera, scavata direttamente nel sottosuolo, è sormontata da un tetto a spiovente formato da enormi lastroni, quasi schiacciati contro la soprastante parete rocciosa originaria; quindi non c'è lo spazio materiale per farci passare i galleggianti che, ti ricordo, devono occupare un volume almeno doppio di quello del masso da sollevare [la densità del granito è 2,7 volte quella dell'acqua, cioè un masso di volume V pesa circa il triplo di una massa d'acqua che occupa lo stesso volume V. Grazie alla spinta di Archimede il masso, immerso, pesa solo il doppio. Per equilibrare questo peso è quindi necessario applicare dei galleggianti di dimensioni almeno pari a 2V. Con un tale ingombro (che peraltro appare sminuito nei disegni alle pagine 89 e 100 del libro) non è poi così facile fare salire i massi su per gli stretti ascensori di 3,3x5,3 m e posizionarli con precisione]. Ma questi discorsi sono del tutto superflui, pensando ai megaliti sollevati dai popoli preincaici (Machu Picchu, Sacsahuamàn, Tiahuanaco): blocchi di centinaia di tonnellate trasportati per decine di chilometri su e giù per le impervie valli andine e sistemati in opera in cima alle montagne, dove non si può avere sufficiente carico piezometrico.
Per quanto riguarda il metodo del contrappeso, va bene, a patto di tenere
in adeguata considerazione l'attrito che gioca a sfavore sia a salire che
a scendere dalle pareti della piramide, certamente non liscie. Assumendo
un coefficiente di attrito tra slitta e parete pari a 0,5 (considera che,
per l’attrito radente di ruota di locomotiva su rotaia ferroviaria, si
calcola m= 0,3), a me risulta che, per sollevare
un blocco di 15 tonnellate, è necessario caricare la slitta con
34 tonnellate, per un totale di più di 500 uomini
[guardando la figura di pagina 95, con PB=15 t, a=52°,
m(attrito)=0,5,
per l'equilibrio si ha: PB(sena+mcosa)
= PA(sena -mcosa),
da cui PA= 34 t ].
Secondo me, poi, continua a rimanere un mistero il motivo per cui gli
antichi egizi si siano affannati tanto a costruire i tronchi di piramide
di Giza in quel modo se dovevano essere dei semplici pozzi per l'acqua.
Perché orientarle a Nord con tale precisione? Perché costruire
dei corsi di pietre così ben allineati e affiancati? Da che parte
dovrebbe filtrare l'acqua in un ammasso di quel genere? Non solo. Secondo
te le piramidi successive al 4000 a.C. (tra cui quelle di Giza) sarebbero
state costruite sempre più alte in modo da funzionare anche come
fortificazione contro gli eserciti dei guerrieri invasori. Francamente
la cura e la precisione impiegate nella piramide di Cheope mi sembrano
un bel po' esuberanti rispetto alle sue funzioni, specialmente se sono
il risultato di un'edilizia di emergenza, realizzata per far fronte alle
pressanti invasioni. Infine vale la pena di notare che l'angolo d'inclinazione
naturale della sabbia non ha alcuna relazione con le proprietà statiche
della Grande Piramide. L'angolo d'attrito di 45°-52° ha a che fare
con l'equilibrio degli ammassi incoerenti (sabbia, ghiaia) non con le strutture
formate da materiale coerente (ammassi rocciosi). Con la tecnica usata
per la piramide di Cheope si potrebbe costruire un cubo, che starebbe in
piedi benissimo ugualmente.
LA VERA STORIA DEL MONDO?
Uno dei capitoli che mi ha più affascinato del tuo libro sulla vera storia del mondo era proprio il primo, dove si parlava delle origini anatomiche della nostra razza e del modo in cui i nostri antenati persero i peli. Ti consiglio un libro che ti farà venire un colpo: Archeologia Proibita, la storia segreta della razza umana, degli statunitensi Michael A. Cremo e Richard L. Thompson (l’opera originale è un trattato di 900 pagine, ultimato nel 1994 e dedicato agli addetti ai lavori; successivamente è uscita una versione ridotta rivolta al vasto pubblico, pubblicata quest’anno dal Gruppo Editoriale Futura). Dopo otto anni di ricerca nella letteratura scientifica dell’ultimo secolo e mezzo, M.Cremo dimostra che LA TEORIA DELL'EVOLUZIONE dell’Homo Sapiens (comparso negli ultimi 300.000 anni) a partire da ominidi scimmieschi africani di 4 milioni di anni fa E' DEL TUTTO INFONDATA. Al contrario, decine di reperti in tutti i continenti testimoniano la presenza di uomini anatomicamente moderni in ere di molto antecedenti al Pliocene, cioè da circa 2 milioni di anni fa fino a 50 milioni di anni fa (e oltre).
Tali scoperte avvennero con particolare frequenza nella seconda metà dell’800, in ogni parte del mondo, da parte di numerosi scienziati dell’epoca, aspramente criticati per l’incapacità della casta scientifica dominante di accettare la reale antichità della razza umana. I rapporti riferivano di utensili di varia fattura, tracce dell’uso del fuoco, scheletri di Homo Sapiens ritrovati in località della Francia, dell’Inghilterra, dell’Italia, delle Americhe, in posizioni stratigrafiche antichissime, accuratamente documentate dai geologi. Tra i sostenitori delle teorie "eretiche" troviamo addirittura l’evoluzionista Alfred R. Wallace e il celebre Louis Leaky (che in seguito cambiò idea per motivi di finanziamento alle sue ricerche).
La convinzione dogmatica che l’uomo si fosse sviluppato soltanto nel Pleistocene (negli ultimi 2 milioni di anni) era già popolare nel secolo scorso, nel clima di entusiasmo suscitato dalla nuova teoria dell’evoluzione di Darwin. Poi, alla fine dell’800 e all’inizio del 900, con la scoperta dell’Homo Erectus a Giava e nell’estremo oriente, si decise arbitrariamente che la linea del genere Homo era iniziata 1,5 milioni di anni fa. Oggi, questo concetto è talmente radicato che non può più essere criticato. Negli ultimi 150 anni, scoperte "anomale" che contraddicevano la cronologia ufficiale sono state violentemente attaccate e respinte dalla comunità scientifica: si mette in dubbio la reale posizione stratigrafica dei reperti, non vengono riconosciute le caratteristiche anatomiche, si insinuano dei sospetti sulla serietà dei ricercatori coinvolti, fino al loro licenziamento o diffamazione.
Al contrario i reperti accolti come ufficiali sono stati spesso disseppelliti in superficie, in condizioni poco chiare, componendo arbitrariamente dei pezzi anche appartenenti a specie diverse. Questo è successo con l’Uomo di Giava, con l’Homo Habilis (che è una pura invenzione degli antropologi) e con il nostro presunto antenato più antico, l’Australopitecus, i cui vari rami sono talmente confusi da non sapere più chi discende da chi. La mitica Lucy era poco più che una scimmia antropomorfa, che per la struttura ossea e l’alluce opponibile era adatta alla vita sugli alberi, e non alla stazione eretta. Non furono certo esemplari della sua specie, Australopitecus Afarensis, a lasciare le famose impronte di Laetoli in Tanzania che sono indistinguibili dall’orma di un piede umano odierno e risalgono a 3,6 milioni di anni fa.
Il libro di M.Cremo contiene tutte le referenze bibliografiche necessarie a ricostruire la vera storia occultata dell’umanità, e ritengo che, in un qualche futuro, diventerà il punto di partenza per una radicale rivoluzione archeologica.
Ci tengo moltissimo al tuo giudizio su questi argomenti e spero in una tua qualche risposta.
Con simpatia,
Mauro Quagliati
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